(3-4-3): Mancini 6 - Stendardo
5 (25' st Floro Flores 6), Bonomi 6, Baldini 6 - Saber 6 (17'
st Montezine 6), Cristiano 6, Vidigal 6.5, Bocchetti 6.5 - Sesa
6, Stellone 7, Ferrarese 6.5
Venezia (4-3-3): Soviero
5.5 - Orfei 6, Cinetto 6, Maldonado 5.5, Guerra 6.5 - Anderson
6, Amerini 6 ( dal 23' st Manetti 6), Soligo 6 - Da Costa 6 (dal
32' st Rossi sv), Budan 5.5 (dal 15' st Fantini 6), Poggi 7
Arbitro: Brighi
Angoli: 4-3 per il Napoli.
Ammoniti: 28' st Anderson, 30' st Guerra, 43' st
Maldonado
Espulsi: 47' st Cristiano
Cronanca:
Come si può parlare di effetto Scoglio dopo l'ennesimo insuccesso interno del Napoli, bloccato sull'1-1 dal Venezia? A nostro avviso l'operazione è possibile in quanto dopo le due sconfitte consecutive (catastrofica l'ultima, ad Ascoli), i partenopei hanno ricevuto dal nuovo tecnico una iniezione di irrobustimento psicologico importante. Esemplificativa la reazione partenopea dopo lo svantaggio: fino a sette giorni fa i biancoazzurri sarebbero stati inghiottiti nell'angoscia della contestazione, stavolta invece hanno trascinato il pubblico a sostenerli in un finale confuso tatticamente ma interessante dal punto di vista agonistico. Per quel che concerne il Venezia, sensazioni buone dal punto di vista tattico; carenze invece nel settore cinismo al momento in cui andava portato (o quanto meno tentato) il colpo del ko.
Ma andiamo alla partita, osservata da Scoglio dal punto forse più alto dello stadio San Paolo: per motivi burocratici con la federazione libica, rimandato infatti l'appuntamento del prof con la panchina. Il Napoli evidenziava subito una difesa a tre aiutata da una mediana blindata sulle fasce da Bocchetti e Saber; in avanti Stellone veniva coadiuvato da Ferrarese e da un Sesa abbastanza libero di agire alle sue spalle. Una situazione abbastanza simile a quella del Venezia, schierato da Bellotto con un difensore in più, un centrocampista in meno ma con una attacco dalle caratteristiche simili a quelle avversarie. Tra tante schermaglie su un campo pesante, giocate tecniche proporzionate alle poche occasioni nella prima frazione. Faceva la gara il Napoli, che però riusciva a confezionare un'occasione - casuale - malsfruttata da Stellone oltre a spellare le mani di Soviero con una punizione di Sesa. Dove invece si intuivano le solite pecche partenopee in retroguardia era sulle incursioni veloci dei veneti: Stendardo non controllava completamente Da Costa mentre Poggi dispensava giocate di buon livello. Proprio dai due nascevano le tre conclusioni significative dei veneti (clamorosa quella sbagliata dal portoghese) prima del riposo.
Nella ripresa si vedeva più gioco, con accresciuta voglia
di tre punti in tutti. Tutto sommato meglio il Napoli: Stellone
lottava come un leone su ogni palla e con un colpo metteva i brividi
a Soviero, Vidigal scagliava un destro che solo
il sacrificio di Cinetto, postosi sulla traiettoria, rendeva
innocuo. Il dramma sportivo però incombeva sul San Paolo
e lacrime copiose, da sceneggiata partenopea, cominciavano a versarsi
dopo il perfetto sinistro di Poggi, ben imbeccato da Guerra
ed implacabile nel gonfiare la rete di Mancini. Tutto finito?
Neanche per sogno. Scoglio appesantiva la sua bolletta
telefonica dando consigli a iosa al suo secondo Buso; Floro
Flores, la cui entrata seguiva quella di Montezine,
rendeva la squadra sbilanciatissima. Ma, nonostante tutto, la
formula funzionava. Il Venezia infatti non spingeva l'avversario
nel baratro e Stellone sigillava il pari con una deviazione
di testa ai 12 metri: ma sul cross effettuato da Montezine
dalla trequarti i cerberi veneti dove erano? Il pari intanto esaltava
i partenopei che gettavano il classico cuore oltre l'ostacolo
creando mischie paurose non sfruttate per mancanza di lucidità.
Si fosse completata la rimonta, Scoglio si sarebbe scatenato
in dichiarazioni da rilegare in un manuale, ma anche così
si può comunque contentare. In attesa di far quadrare il
cerchio, il prof ha forse capito di avere un gruppo che con qualche
aggiustamento di mercato può risollevarsi.
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